A cosa serve la formazione continua?

In questo momento di rapidi cambiamenti, è importante soprattutto per le piccole, medie e micro imprese: c’è un finanziamento FSE+ per incentivarla. 

Siamo in un momento storico carico di incertezza economica. La crescita rallenta, il commercio globale si frammenta sotto la spinta di nuove logiche protezionistiche, e gli effetti della crisi energetica ed ecologica si intrecciano con la rivoluzione dell’intelligenza artificiale. In questo scenario, dove tutto cambia rapidamente, una sola cosa resta centrale: il capitale umano. Parliamo del patrimonio vivo di conoscenze, competenze, abilità ed esperienze che ogni organizzazione racchiude nella propria forza lavoro.

Mai come oggi, questa centralità si rivela cruciale. Lo sottolinea con chiarezza Peter Senge, scienziato ed economista fondatore del Center for Organizational Learning al MIT, che mette in luce un principio tanto semplice quanto imprescindibile: “il solo vantaggio competitivo di un’organizzazione è la capacità di apprendere più velocemente degli altri”. La formazione continua rappresenta perciò un elemento decisivo per la sopravvivenza delle imprese, specialmente dopo una pandemia che ha accelerato trasformazioni digitali già in atto. Molte aziende percepiscono l’urgenza di aggiornare le competenze, ma faticano a tradurre questa consapevolezza in azioni concrete ed efficaci.

I numeri lo confermano: secondo Eurostat (2022), solo il 35% degli adulti italiani tra i 25 e i 64 anni ha partecipato ad attività di istruzione e formazione nell’arco di un anno. Un dato inferiore sia alla media UE (47%), sia nettamente distante dai Paesi più virtuosi come Svezia (oltre 70%), Paesi Bassi e Germania. L’Italia si posiziona tra gli ultimi in Europa, preceduta da Lettonia, Slovenia e Portogallo.

Nel confronto con altre regioni italiane, il Trentino – Alto Adige si posiziona al terzo posto per investimenti in formazione con il 27,2% dopo Veneto e Friuli-Venezia Giulia con il 28,4% (dati Unioncamere – Anpal del 2022). Numeri incoraggianti, certo, che lo posizionano leggermente sopra la media nazionale, ma ancora lontani dai livelli europei. Il rischio? Che le imprese, soprattutto le PMI, non riescano più a trovare le competenze di cui hanno bisogno proprio quando l’innovazione, la transizione ecologica e l’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando tutto.

Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro è infatti una delle grandi emergenze per l’economia italiana e ha toccato, nel 2024, il 48% (Excelsior INFORMA. Unioncamere, 2024), in crescita di tre punti percentuali rispetto al 2022. Anche a livello locale il dato viene confermato: il 39° Rapporto sull’Occupazione della Provincia autonoma di Trento parla chiaro: cresce l’attività, ma mancano figure formate, soprattutto nei settori strategici. E non è solo una questione occupazionale: le imprese che investono in formazione continua registrano +15% di produttività secondo un rapporto di Assolombarda del 2023. A questo si sommano un minor turnover del personale, un clima aziendale più sano e collaborativo, e una maggiore capacità di adattarsi ai cambiamenti tecnologici e ambientali.

Tuttavia, le micro e piccole imprese faticano ad accedere a percorsi strutturati, complice la frammentazione dell’offerta e la burocrazia. Inoltre, incontrano maggiori difficoltà sia per limitazioni economiche che organizzative, accentuando il divario con le realtà aziendali più grandi. Serve un cambio di passo, anche culturale.

Per il Trentino, la buona notizia arriva dalla Provincia autonoma di Trento, che ha stanziato 2 milioni di euro dal Programma FSE+ 2021-2027 specificamente per la formazione continua. Le imprese possono presentare progetti formativi destinati ai propri dipendenti, con contributi che possono coprire dal 50% al 100% dei costi ammissibili. Le domande possono essere presentate fino alle ore 12.30 del 30 aprile 2027, salvo chiusura anticipata per esaurimento delle risorse disponibili. Un’opportunità concreta per chi vuole investire in competenze.

In questo panorama di continua evoluzione, investire nella formazione non è più un’opzione, ma una necessità strategica. Il finanziamento FSE+ rappresenta per le imprese trentine un’opportunità concreta per colmare il divario di competenze che minaccia la loro competitività. Tuttavia, i fondi da soli non bastano: serve un cambio di paradigma culturale che trasformi la percezione della formazione da costo a investimento sul futuro. Le PMI che sapranno cogliere questa sfida non solo sopravviveranno nell’economia della conoscenza, ma si posizioneranno come protagoniste del cambiamento. La domanda non è più “possiamo permetterci di investire in formazione?”, ma piuttosto “possiamo permetterci di non farlo?”

Articoli recenti

Eventi