È Natale, tempo di auguri e buoni auspici per l’anno venturo, come vuole la tradizione cristiana e occidentale. Questa dottrina porta a guardare al futuro con speranza e ottimismo. Ma quanto possiamo aderire a questa visione oggi?

Recentemente mi è capitato di leggere “La grande catastrofe. Dieci minacce per il nostro futuro e le strategie per sopravvivere”, scritto dall’economista americano Nouriel Roubini. Tra le varie, quella su cui si pone particolare attenzione riguarda l’insostenibilità del debito pubblico, specialmente in quei Paesi a bassa crescita (Italia in primis) e gli effetti potenzialmente devastanti sull’intero sistema economico. Molte di queste preoccupazioni trovano conferma nel 57° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2023 condotto da Censis.

Il quadro presentato è a dir poco allarmante: “La società italiana sembra affetta da un sonnambulismo diffuso, precipitata in un sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare dinamiche strutturali, di lungo periodo, dagli effetti potenzialmente funesti”.

Crollo demografico, paure diffuse, dai cambiamenti climatici alla sostenibilità del debito pubblico, alle nuove possibili guerre, che “generano l’inerzia dei sonnambuli dinanzi alla molteplicità delle sfide che la società contemporanea deve affrontare. Tutto è emergenza: quindi, nulla lo è veramente”.

Altro capitolo che merita una riflessione è il mondo dei giovani 18-34 anni, che rappresentano solo il 17,5% della popolazione. Sempre più sono quelli che vanno all’Estero, mentre di quelli che restano, tra i 15 e i 29 anni, il 19,0% non studia né lavora. Stiamo parlando di quasi 1 su 5!!!

La peculiarità della società attuale è legata anche a una nuova concezione del lavoro: non più un modo per ottenere un’identità e un’affermazione sociale. In un contesto di continue emergenze e di maggior vulnerabilità, le energie si preferisce dirottarle su altri aspetti della vita, cercando di pensare e di vivere solo il presente.

Cosa aspettarci quindi per il 2024 e per gli anni futuri?

Avere una visione positiva del mondo e della vita in generale aiuta sicuramente a vivere meglio il presente.

Questo periodo festivo potrebbe essere quindi un momento per riflettere e capire come trasformare l’allarmismo in azione, superando l’inerzia che sembra affliggere la società.

Sfidiamo noi stessi a pensare in modo creativo, a trovare soluzioni e a impegnarci per costruire un futuro migliore, partendo dalle piccole azioni quotidiane che compiamo.

Forse la vera speranza natalizia non risiede solo negli auguri, ma nel coraggio e nella volontà collettiva di affrontare queste sfide con determinazione e innovazione. Dante Alighieri, in quell’opera monumentale che tutti dovremmo leggere, ci sprona ad osare e a prendere decisioni autonome. D’altronde, le persone “senza infamia e senza lode” non meritano, fra l’altro, nemmeno di andare all’inferno.

Cogliamo i momenti positivi del presente e agiamo perché il domani non sia un libro già scritto.

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