L’unico vero errore è quello da cui non impariamo nulla”. Questo è quanto affermava il compositore inglese John Powell. Ma quanto può essere utile nella realtà organizzativa di un’impresa questa visione?

Nel mondo aziendale, l’errore umano è spesso visto come qualcosa da evitare a tutti i costi, un fallimento che mina l’efficienza e l’efficacia. Tuttavia, questa idea può limitare la capacità di innovare e crescere.

In primis è bene capire cosa si intende per errore umano, ovvero una sequenza di azioni pianificate che non raggiungono il risultato voluto. Inoltre è bene chiarire la differenza tra errore e violazione. Nel primo caso rientrano le azioni non intenzionali. Quando invece il comportamento è volontario si parla di violazioni.

Bisogna poi evidenziare come l’errore umano non può essere completamente eliminato, perché fa parte della nostra natura umana. Tuttavia, gli errori possono essere prevenuti e mitigati. Ed qui che gli errori (non le violazioni), se gestiti possono essere fonti di apprendimento.

Da queste premesse prende avvio la cultura dell’errore, ovvero l’insieme di valori e pratiche che permettono a un’azienda di considerare l’errore non come una sconfitta, ma come un’opportunità di apprendimento e miglioramento continuo.

In quest’ottica, si passa dalla classica domanda volta ad individuare il colpevole “chi è stato?”, ad altre, come ad esempio: “Perché è successo?” “Cosa posso fare perché non accada più?

Un esempio concreto di come la cultura dell’errore possa fare la differenza riguarda la gestione dei “near miss” (quasi incidenti). Spesso i lavoratori per paura di essere puniti non riportano questi fatti. Dare loro la libertà di comunicare queste situazioni, porterebbe grandi benefici all’organizzazione, che ha a disposizione elementi per migliorare e ottimizzare i processi.

Adottare una cultura dell’errore non significa accettare il fallimento, ma valorizzarlo come parte integrante del percorso verso il successo. Per le PMI, che devono bilanciare la necessità di innovazione con risorse spesso limitate, questa mentalità può fare la differenza tra stagnazione e crescita.

Iniziamo a vedere l’errore (e non la violazione) per quello che è: un prezioso strumento di apprendimento e sviluppo.

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