In occasione del  ventennale di Dream Srl, venerdì 7 giugno a Tione di Trento, abbiamo organizzato il  convegno “Le dimensioni del successo per fare impresa oggi” con la partecipazione del prof. Patrizio Bianchi – ex ministro della Repubblica Italiana e della Prof.ssa Valentina Mini dell’Università di Ferrara e  delle preziose testimonianze di Oreste Bottaro, Vicepresidente di Confindustria Trento e Amministratore di Innova Srl, Stefano Petris Amministratore del Prosciuttificio Wolf di Sauris, Elena Andreolli Consigliere Delegato dell’Azienda Consorziale Terme di Comano e Riccardo Bodini Direttore di Euricse Istituto di Ricerca sull’impresa cooperativa di Trento.

I temi e gli approfondimenti affrontati  sono stati molti  ma voglio, in questo articolo, riprendere due aspetti legati al successo delle imprese che mi hanno colpito e fatto riflettere sul futuro del nostro sistema produttivo, in particolare per quello montano e di periferia.

Il primo tema è quello del cambiamento (presente nel payoff di Dream e dunque molto legato all’identità della società) che connota il nostro tempo e che, come ha ben precisato il prof. Bianchi, è “strutturale” ovvero è una condizione che connota il fare impresa oggi e non è certamente un momento transitorio ed occasionale nella vita delle organizzazioni. Fare impresa significa quindi gestire cambiamento. E se siamo chiamati a gestire cambiamento e a vivere situazioni in continua evoluzione anche noi, attori dei processi all’interno delle organizzazioni, non possiamo che “cambiare”, evolvere e dunque abbiamo l’estrema necessità di rimanere aggiornati e apprendere in modo continuo  per essere in grado di vivere e di governare il nuovo che avanza. Il tema del “life long  learning” è dunque un tema più che mai attuale  che si focalizza non solo su competenze tecniche e specialistiche ma piuttosto  su quelle trasversali le cosiddette “soft skills” sempre più importanti nei contesti produttivi odierni.

Ma quanto investiamo in “formazione e crescita” nostra e dei nostri collaboratori? Quanto i lavoratori sono consapevoli e convinti che questa è una leva fondamentale per mantenere professionalità e spendibilità sul mercato del lavoro? Quanto il sistema scolastico sta formando giovani pronti, in particolare sulle soft skills, ad entrare in un contesto lavorativo di questo tipo? Sono domande che pongo e lascio al lettore la risposta.

Il secondo tema che mi sembra importante riprendere è legato a quella che è emersa come la principale leva di successo per le imprese in contesti di montagna e/o di periferia. Non sono  le dimensioni aziendali (ovvero i volumi di attività svolti) a fare la differenza e nemmeno  il posizionamento geografico ovvero la localizzazione di un’impresa ma quello che  è  determinante è la capacità di trovare un proprio equilibrio dimensionale all’interno di un “sistema comunità”, di un legame positivo e generativo con il territorio di riferimento fatto di istituzioni, di cultura , di imprese sociali, di enti del terzo settore e di tante altre realtà che rendono vivo, vivace e intraprendente un territorio.

Sono questi i contesti dove la qualità della vita cresce, dal punto di vista sociale, culturale ed economico e dove le persone hanno voglia di vivere e di investire. E sono questi i contesti dove anche le imprese, profit e non profit, trovano le migliori condizioni di operatività nella certezza che non esistono contesti produttivi ed imprese di successo in comunità “povere” dal punto di vista culturale e sociale e non esistono comunità ricche e vivaci prive di contesti economici e produttivi performanti.

E anche qui nascono una serie di domande: ma gli attori delle comunità, dalle istituzioni alle imprese, profit e no profit, sono consapevoli che la loro volontà e capacità di fare “sistema” condizionerà il futuro di quel territorio e la qualità della vita di chi ci abita? Ma si sta investendo in questa direzione?

Credo che i territori che avranno, nei tre mondi: istituzioni, imprese e terzo settore, interlocutori autorevoli e disponibili a confrontarsi, a progettare e ad investire per lo sviluppo e la crescita della comunità saranno i territori vincenti. Non c’è dubbio che è una sfida complessa, difficile e chiederà tempo, confronto (e qualche volta scontro) ma credo che non ci siano alternative di fronte ad una sfida collettiva: o si vince tutti o si perde tutti.  

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