“CHI VUOL CONOSCERE E DESCRIVERE UNA COSA VIVA CERCA INNANZITUTTO DI TOGLIERNE VIA LO SPIRITO. SE NE RITROVA QUINDI IN MANO LE PARTI: MANCA SOLTANTO, AHIME’, LO SPIRITO CHE LE TIENE INSIEME!”. Johann Wolfgang von Goethe
Come è cambiato il modo di prendere le decisioni nel corso dei millenni?
Per rispondere a questa domanda risulta fondamentale tenere in considerazione i tempi antichi e il relativo modo di affrontare consapevolmente i grandi cambiamenti, con l’ausilio di pochi fidati consiglieri, conoscitori della totalità delle cose, a supporto di un atto di grande coraggio del re, dell’imperatore o di chi deteneva il potere.
Da un lato esisteva un tempo in cui le informazioni non avevano la forma e la disponibilità del nostro “dato”, in contrapposizione però ad una visione delle cose totale e coesa che trovava espressione nei miti e nei racconti, in generale molto diffusi e alla portata, a grandi linee, di qualsiasi uomo.
Dall’altro, invece, ci siamo noi, che disponiamo di un metodo e di una quantità di informazioni e di dati immensa che, in linea con le regole e le logiche della Tèchne, si evolve in maniera sempre più dettagliata ed esatta spostando l’attenzione non tanto sulla ricerca di dati, quanto sul legame che intercorre tra gli stessi, sulle relazioni e sulla ricerca di significati d’insieme.
Queste nature distanti si riflettono in prese di decisione con strutture differenti: nel mondo antico la decisione poteva abbracciare efficacemente più ambiti e più scenari; oggi, invece, vengono prese molte decisioni valutando i risultati, in ottica di precisione, solo rispetto all’ambito di appartenenza e senza quindi particolare riguardo alle altre sfere. La conseguenza, a posteriori, può minacciare la decisione stessa.
Negli ultimi anni le scelte prese nei vari contesti sono molte, in diretto rapporto con il numero sempre crescente di cambiamenti. Il grado di incertezza è sempre maggiore, i risvolti futuri sono sempre meno chiari e trarre delle azioni di percorrenza verso un luogo sconosciuto rende la volontà titubante. Anche la grande disponibilità di tecnologie in grado di fornire dati e di creare previsioni in alcuni casi non facilita la scelta.
L’ultimo rapporto di Assoconsult fa una fotografia rispetto al settore della consulenza Manageriale con alcuni dettagli rispetto la situazione degli ultimi 10 anni: dal 2010 il settore è in continua crescita con un tasso dell’1% nei primi tre anni (2010 – 2013) fino ad un tasso medio del 6-8% arrivando al 2019. L’analisi fa anche riferimento alla tipologia di ambito richiesto, tra cui spicca l’attività di strategia.
È evidente che in un decennio di innovazioni, evoluzioni, riforme, trasformazioni esista una crescita dell’interesse verso interventi che consentano la formazione di una visione futura, capace di fornire un orientamento e una direzione plausibile, significativa e quindi praticabile (consulenza strategica).
Non a caso il termine “consulente” etimologicamente deriva da “consultor” – “consiglio” – “colui che porta consiglio”, e rimane tutt’oggi una figura importante per chi deve prendere delle decisioni, anche alla luce della grande disponibilità di dati e di informazioni che qualsiasi individuo ha a disposizione.
“Più le cose cambiano, più rimangono le stesse”
L’imprenditore, come un regnante, deve affrontare luoghi sconosciuti, evitando delle ricadute che possano minacciare la propria impresa: una buona dose di coraggio nell’intraprendere nuove direzioni trova supporto nell’apertura del proprio ufficio a figure esterne (consulenti). L’elemento di valore sta quindi nel trovare un buon consigliere che sia in grado offrire una visione d’insieme significativa.